Saturday 27 December 2008

Sono iniziati i primi, poco organizzati e coordinati, preparativi per il viaggio a New York.

Uno dei miei propositi, che come al solito, con diligenza attenzione e perseveranza disattendero', e' quello di tenere un diario di viaggio.

Diario che, fedele ai tempi moderni, ed ossequioso verso il mio Blackberry, dovrei pubblicare -questo e' il proposito che formulo e disattendero'- in tempo reale, postandolo su questo blog.

Staremo a vedere...



[Chiosa tecnica: questo e' il primo post, di prova. Le maiuscole sono imposte dal Blackberry, cui cedo malvolentieri]

Saturday 6 December 2008

nell'arcipelago di vanutatu la lingua ufficiale, oltre all'inglese e al fancese dei colonizzatori, è il bislama, una lingua pidgin. detto in maniera approssimativa e semplicistica, è una lingua frutto dell'incontro tra una lingua indigena (generalmente "debole" in quanto non normata, non letteraria...) e una lingua di un colonizzatore (o se piace di più il termine, dei missionari e dei civilizzatori).
senza essere un esperto di linguistica, o di semiotica o socio-linguistica o glottologia , penso si possa sorprendersi a fare una considerazione dando un'occhiata ad un vocaboloario inglese-bislama.
si trovano alcune cose interessanti: alcuni (pochi) termini sono originari/originali, poi si trovano molti lemmi che sembrano proprio "storpiati" dall'originale inglese, altri che sono delle vere e proprie traslitterazioni dall'inglese.
probabilmente sto prendendo un abbaglio, e non faccio che dimostrare la mia grassa ignoranza (se ce ne fosse ancora bisogno), ma m'è saltato agli occhi il fatto che dio in bislama si dice god.
e se nomen omen, il sospetto che m'è venuto è che l'idea di divinità monoteista sia stata importata ed impiantata pari pari dai bravi europei, così com'è avvenuto con il termine che definisce la divinità.
e come il povero selvaggio di vanuatu non abbisognava di un termine per definire un ponte, o un'automobile, o l'energia elettrica, quando non conosceva dell'esistenza di queste cose, allo stesso modo forse non aveva un nome per un'altra "cosa" di cui poteva proprio fare a meno.
no?

Friday 5 December 2008

la notte scorsa ho dormito come un bimbo.
mi sono messo sotto il piumone molto presto, e non sono riuscito a leggere per più di mezz'ora.
ho chiuso gli occhi e dormito ininterrottamente fino alle sei meno un quarto: mi ha svegliato l'allarme della stufa che era andata in blocco. mi sono alzato per riavviarla.
sentivo i muscoli tonici e sciolti. la mente leggera.
la neve scendeva sottile e veloce, attecchendo facilmente al suolo ghiacciato. silenzio e pace.
sono tornato a letto con ancora tanta volgia di dormire.

ho sognato tanto. non ricordo cosa di preciso: sensazioni familiari, quiete.

mentre mi facevo la doccia m'è venuto in mente l'ultimo romanzo di carofiglio che ho letto: il passato è una terra straniera. o, meglio, m'è venuto in mente il titolo del libro. c'entra niente il romanzo. ho pensato solo che il passato è la nostra terra. e se questa terra è straniera è un problema.
una volta, parlando con walter, eravamo arrivati a definire l'io come il prodotto delle esperienze: sono quello che ho fatto, pensato, visto: vissuto.
allora il passato è dentro di noi, è la terra che calpestiamo. background. è finito, ma comunque attiguo al presente. è causa, motivo, ragione dell'oggi. e l'oggi del domani.

Monday 1 December 2008

sono su facebook.
vediamo se sarà come second life: tutti ne hanno parlato per un po', era in assoulto un must esserci. non ho fatto in tempo ad installarlo che era già passato di moda...

ieri ho iniziato a leggere bad chili, del buon vecchio j.r.lansdale: mi sono fatto delle gran risate. fantastico. davvero spassoso.